STOP ALL’IMPIANTO A BIOGAS DI CALBENZANO: LA RICHIESTA DI LEGAMBIENTE 2


Chiesto il fermo da parte di Legambiente di tutte le attività dell’impianto casentinese dopo gli episodi di sversamento di liquami in un torrente affluente del Talla.

 

 

Legambiente ha chiesto a Regione, Provincia e Comune il fermo almeno temporaneo di un impianto a biogas installato a Subbiano, in località Serboli Calbenzano. L’impianto in questione infatti è già stato responsabile nei mesi scorsi di diversi episodi di sversamento di liquami in un torrente affluente del Talla, provocando l’inquinamento delle sue acque e suscitando l’allarme dei cittadini e la formazione di un Comitato per Subbiano. Dato il ripetersi degli incidenti, a parere di Legambiente l’impianto andrebbe bloccato finché non sia garantita l’assoluta sicurezza della gestione e stoccaggio delle materie prime. “L’impianto di Calbenzano è un esempio magistrale di cattiva gestione del biogas – osserva Chiara Signorini, presidente di Legambiente Arezzo – fatto esclusivamente per sfruttare gli incentivi elettrici dello Stato, senza alcun vantaggio agronomico, ambientale ed economico per il territorio del Casentino”.

torrente-talla-(10)

Oltre agli sversamenti infatti, desta preoccupazione anche le modalità di spandimento del digestato, ossia dei residui liquidi del biogas molto ricchi di azoto, su terreni collinari con la forte probabilità che questi residui azotati finiscano nelle acque dei torrenti. Inoltre le materie prime per l’impianto di Calbenzano derivano in gran parte dall’esterno del Casentino.
“Noi abbiamo sempre sostenuto, scontrandoci anche coi comitati, che il biogas e il biometano “fatti bene” sono una grande opportunità per l’agricoltura, per l’ambiente e per l’autonomia energetica del nostro Paese – osserva Beppe Croce, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente – ma siamo anche i primi a denunciare gli esempi di cattiva gestione, come quello di Calbenzano, che finiscono per creare diffidenze contro lo sviluppo delle rinnovabili in generale.”  Questi esempi di cattiva gestione sono stati in parte favoriti dal vecchio sistema di incentivi in vigore fino al 2012, di cui gode tuttora l’impianto di Calbenzano, che concede una tariffa molto alta (28 cent/kWh) a tutti gli impianti sotto al Megawatt di potenza elettrica, senza porre vincoli sul tipo di materie prime agricole e sull’efficienza energetica. Si era così scatenata fino alla fine del 2012 la corsa a costruire impianti da 1 MW, alimentati quasi esclusivamente a mais (estremamente idroesigente), che ha provocato distorsioni sul mercato agricolo e sui canoni di affitto dei terreni. Inoltre la incentivazione della sola energia elettrica ha fatto trascurare l’utilizzo del calore (cogenerazione), che rappresenta circa due terzi della energia prodotta da un impianto.
Per porre fine a queste distorsioni, il nuovo sistema di incentivi in vigore dal 2013 favorisce soprattutto gli impianti piccoli e l’utilizzo dei residui prodotti nell’azienda agricola.